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Il winebox del sommelier: espressioni di gaglioppo KRIMISA

Il winebox del sommelier: 14 espressioni di gaglioppo calabrese

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Un po' di storia. Il Gaglioppo ha origini molto antiche, il suo nome sembra derivi dal greco e significa "bellissimo piede" dove per piede si intende il rachide e quindi per estensione l'intero grappolo (dove bello = kalos e piede = podos, quindi kalos-podos = gaglioppo) . In effetti è una definizione molto esatta in quanto, alla vista, un grappolo maturo di gaglioppo è davvero bello da vedere. Cosi come il nebbiolo sta al barolo il gaglioppo sta al vino cirò. Infatti, non può chiamarsi cirò se non è composto almeno per l'80% di gaglioppo. La storia del cirò affonda le sue radici già nel 2000 A.C. con l'arrivo dei Fenici sul mar Ionio. Reperti, tracce, ritrovamenti, studi, scritture, miti e leggende raccontano di un popolo autoctono che i Greci trovarono già in questa terra, un popolo abile nella coltivazione della vite, ecco perchè la Calabria fu battezzata dai Greci ENOTRIA, "terra dove si coltiva la vite". I Greci portarono e insegnarono a questo popolo, senza alcun dubbio, tecniche innovative di vinificazione e di coltivazione. Dalle tavole di Eraclea si legge che in questa zona un terreno coltivato a vite avesse un valore superiore di sei volte di un terreno coltivato a cereali. Non è chiaro se i Greci portarono il gaglioppo o lo trovarono, è però chiaro che furono loro ad identificare l'area della città di Krimisa (oggi Cirò) come la culla più adatta per questo vitigno davvero selvaggio, particolare, difficile da allevare in quanto predilige alte temperature e bassa umidità. Un altro motivo perchè da secoli il gaglioppo a Cirò viene coltivato ad alberello, per proteggere il grappolo dai forti raggi solari. Allora come oggi, nella città di Krimisa (oggi Cirò) veniva prodotta una bevanda a base di uva (la parola vino nascerà molto più tardi) chiamata krimissa, che prendeva il nome dalla città dove nasceva, proprio come il vino cirò oggi. Questa bevanda, il krimissa, di cui i Greci nei riempirono i mari e i porti di tutto il mondo, era considerata divina, piena di potere in grado di dare forza ai guerrieri di quel tempo, ecco perchè fu scelta come premio da donare ai vincitori delle Olimpiadi in Grecia. Fu, per la prima volta nella storia dell'umanità, la prima forma di sponsor !! La cultura enoica del cirotano è definita da alcuni storici tra le più antiche del mondo, infatti, in quel periodo l'uva si trasformava in bevanda alcolica in pochissime aree del mondo, e tra queste, la storia ci insegna, che queste aree NON erano regioni blasonate come Francia, Piemonte, Toscana, Veneto ecc., noi siamo la storia !! Come in molti sanno, le bevande antenate del vino di oggi, venivano arricchite (soprattutto in seguito dai Romani) con spezie di ogni genere, polvere di ostriche, resine di alberi, miele e a volte anche colatura di pesce. Questo perchè, non esistendo i frigoriferi, la carne di quel tempo aveva, dopo un po' di giorni, un forte odore e sapore, ecco perchè serviva una bevanda anch'essa forte nell'odoro e nel sapore, che fosse in grado di coprire i gusti sicuramente non buoni della carne passata. Le tecniche poi furono migliorate e affinate in seguito fino ad arrivare alla bevanda che conosciamo oggi.

In breve gli ultimi 100 anni del vino cirò.
Dai primi anni del 900, grazie ad alcune famiglie visionarie, il vino e la vite ricoprono un ruolo importante in tutta l 'area del cirotano. Si credeva cosi tanto in questo prodotto, fortemente legato al territorio, che nel 1969 nasce la DOC Cirò, la quale, fu una delle prime dell'intera penisola italiana insieme a quella del marsala. Purtroppo da qui in poi, la storia di questo vino fu condizionata molto in negativo da alcune decisioni prese dagli uomini del posto, e cosi in soli 40 anni, da che eravamo parte della storia del vino, ci siamo collocati nel fanalino di coda. Ma cosa è successo nel dettaglio ?? Nascono i consorzi, le cooperative, persone a cui la qualità non importava, quindi ai contadini dicevano: più uva mi porti piu ti pago! Favorendo cosi la quantità alla qualità. E non solo, siccome il gaglioppo se vinificato in purezza da un vino "scarico" di colore ricco di acidità e tannini difficili da domare, si decide di coprirne le tracce, unendolo nella vinificazione a vitigni internazionali come il merlot e il cabernet,  adattandolo cosi ad un consumo più ampio e internazionale, portando sul mercato un "piacione" dalla facile beva. Questa decisione fece scoprire anche che il gaglioppo era un grandissimo vino da taglio, e fu cosi che tonnellate di prodotto finiva nelle migliori cantine del nord, soprattutto Toscana, per migliorare e rinvigorire quei vini poveri di carattere, e sottovoce possiamo affermare che questo succede ancora oggi !!!

Le caratteristiche del gaglioppo.
Riassumendo alcuni punti già sopra scritti, il gaglioppo è un vitigno nobile quanto selvaggio, ricco di acidità, polifenoli e molto povero di antociani. Predilige alte temperature e bassa umidità. Se vinificato in purezza è in grado di dare vita a vini che possono durare oltre 50 anni, e di questo ne ho avuto una prova aprendo una orizzontale di cirò del 1969 di cui trovi il racconto nel mio blog. Una piccola nota di merito va data alle cantine Statti di Lamezia Terme, in quanto, ha speso circa 40 anni di studi e ricerche per arrivare oggi ad un preciso metodo di allevamento nella piana di Lamezia Terme, che, presenta un ambiente pedoclimatico opposto a Cirò, ovvero, basse temperature e alta umidità. Cosa fanno? Allevamento a controspalliera per esporre il grappolo al sole e aiutarlo a maturare, sfogliatura precoce e colatura dei fiori meno belli per lasciare poche foglie e pochi grappoli per pianta, per avere cosi grappoli più spargoli sfruttando affinché si possa sfruttare il vento dei due mari per asciugare l'uva dall'umidità presente. Penso che oltre al vino di Cirò il gaglioppo più interessante della regione viene realizzato proprio dalle Cantine Statti.

Il gaglioppo di oggi.
Negli ultimi 25/30 anni, si è recuperata tantissima strada persa, grazie a un susseguirsi di episodi positivi. Uno di questi è il ritorno alla Terra di giovani che sono subentrati ai padri, e che hanno deciso di creare le loro piccole cantine smettendo cosi di vendere uva. Un altro fattore è dato dagli enormi studi scientifici fatti su questa bacca rossa e all'arrivo di grandi enologi italiani. Si è capito, infatti, che le caratteristiche di questo vitigno che per anni hanno cercato di nascondere, in realtà, sono caratteristiche uniche al mondo di cui andarne fieri. Certamente non un vino per tutti, ma un vino unico. Grazie a vari esperimenti si è scoperto che questa bacca rossa è in grado, come poche al mondo, di dare tanto, è in grado di essere lavorato per produrre vini giovani, vini maturi, vini riserva, grandi vini rosati, straordinario nella spumantizzazione metodo classico, sia in bianco che in rosé, può essere lavorato in acciaio, in barrique, in vasche di cemento. Insomma, un grandissimo vino per grandissimi appassionati di Terroir. Nella selezione che ti propongo, anche se la scelta crea imbarazzo tanto è ampia, troverai vini diversi e lontani tra loro, nel gusto e nella lavorazione, uniti da un solo elemento: il gaglioppo! Buona degustazione.

Michele Ruperto
Sommelier Professionista

il winebox del sommelier:

Espressioni di Gaglioppo

Un vitigno antichissimo, portato dai Greci, che ha saputo dimostrare, soprattutto negli ultimi anni, la sua straordinaria adattabilità nella produzione di vini rossi giovani e freschi da bere, vini rossi di media struttura, vini riserva, vini rosati di grande stoffa, addirittura perfetto nella spumantizzazione, e poi la chicca arrivata con il 160 anni di Ippolito 1845, un rosso che nasce con la tecnica del ripasso sulle bucce (stile amarone) con pre-appassimento in pianta. Insomma un vitigno tutto da scoprire.

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