
Filetti di alici con cipolla di Tropea metodo lampara di Fish Different
Azienda: Fish Different
Provenienza: Anoia
Peso: 140 gr
Azienda: La Peschiera
Provenienza: S. Lorenzo
2020 NON PRODOTTA
Politiche per la sicurezza
Politiche per le spedizioni
Politiche per i resi merce
Scheda tecnica del vino
Tipologia: Vino rosato fermo
Denominazione: Terre di Cosenza DOP
Provenienza: San Lorenzo del Vallo in provincia di Cosenza, Calabria
Produttore: La Peschiera
Vitigni: aglianico 100%
Formato: 75 cl.
Alcool: 13%
Annata: 2020 NON PRODOTTA
Consumo ideale: entro la fine del
Vinificazione: in serbatoi di acciaio termocondizionati
Affinamento: 6 mesi in acciaio poi bottiglia
Malolattica: non svolta
Struttura: di buona struttura
Contiene solfiti
La descrizione del sommelier
Sfavillante rosa cerasuolo. Delizioso e fragrante corredo olfattivo, con effluvi di mandarino e fiori rossi, ciliegia e mora, erbe aromatiche, tocchi salmastri e cenni balsamici nel finale. Gusto avvolgente, abbastanza corposo, adeguatamente equilibrato, gradevolmente persistente e ricco di coerenti risonanze aromatiche. Buona la persistenza e straordinaria la beva.
Consigli del sommelier
Ottimo per aperitivi, antipasti di verdure, formaggi freschi e primi leggeri con verdura o pesce.
Pronto da bere subito.
Temperatura di servizio consigliata: 6/8 gradi
Bicchiere consigliato: calice con apertura media
Idea regalo: per ogni occasione.
L'azienda
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La denominazione Terre di Cosenza DOP
Il Magliocco. Rappresenta il vitigno principale di tutta la provincia cosentina, sia per presenza in vigneto che per rendimento qualitativo, diventando il protagonista della nuova Dop, insieme ai suoi sinonimi l’Arvino ad Aprigliano e a Rogliano, la Guarnaccia nera a Verbicaro e San Marco Argentano, la Lacrima o Lagrima ai piedi del Pollino, il Merigallo a Terravecchia e la Gaddrica a Longobardi. E ancora al di fuori della provincia cosentina è denominato Marcigliana o Greco nero a Lamezia Terme e Maglioccuni, Castiglione o Petroniere nel reggino. Questo vitigno ha il primato di avere il maggior numero di sinonimi e vanta un’ottima diffusione in tutta la regione, ma non bisogna confonderlo con il Magliocco canino, con il quale ha in comune solo una parte del nome, ma si tratta di un vitigno con un profilo genetico completamente diverso. L’etimo dovrebbe derivare da greco “strettissimo nodo” che descrive le sue caratteristiche peculiari: grappolo medio-piccolo, piuttosto allungato, spesso composto da due ali, con un acino di dimensioni medie, di colore blu-nero e buccia spessa. Dotato di una buona resistenza alle avversità naturali e climatiche, matura tardivamente e si vendemmia, in genere, nella prima o seconda decade di ottobre. Nei vigneti tradizionali è sempre in uvaggio con il Greco nero o altri vitigni autoctoni, ma negli ultimi anni si è sviluppata la tendenza da parte dei produttori di vinificarlo in purezza, per ottenerne vini schietti, di grande struttura ed equilibrio acido-alcool. La ricchezza e la qualità delle sostanze fenoliche portate a maturazione completa ne fanno un vino dalle grandi potenzialità evolutive. Molti produttori hanno dedicato a questo vitigno e al vino da Magliocco dolce in purezza i migliori vigneti, a cui riservano le cure maggiori per ottenerne vini di grande personalità. Nella piramide del disciplinare i parametri produttivi del magliocco dolce in purezza sono i più restrittivi, sia in termini di produzione massima per ettaro, sia in termini di grado alcolico minimo, al fine di favorire la migliore maturazione delle uve di questo straordinario vitigno che, nelle migliori espressioni, riesce a produrre la rara esperienza sensoriale che concilia potenza ed eleganza.
La denominazione, storia e caratteristiche. Viaggiare per le vigne del territorio della Dop Terre di Cosenza permette di scoprire un ampio caleidoscopio di uve: dal Guarnaccino e dal Mantonico Nero dell’Esaro, all’Arvino e Greco nero del Savuto; per non parlare delle numerose bianche, come Greco, Malvasia, Moscatello di Saracena, Mantonico Bianco, Verdana, Guarnaccia Bianca, Pecorello e tante altre varietà, ancora da analizzare dal punto di vista genetico. Uno scenario diversificato, arricchito da un mosaico di paesaggi geologici rappresentanti dal Pollino a nord (la catena montuosa che rappresenta una barriera orografica tra Calabria e Basilicata) con il gruppo dell’Orsomarso che dirada verso la costa tirrenica ad ovest e la jonica ad est. Più a Sud la Valle de Crati, ampio corridoio tra la catena costiera e la Sila, chiuso dalla Valle del Savuto nella estrema fascia meridionale. La coltura della vite è storia antica, che risale agli Enotri, i quali abitavano queste terre dal VIII a.c., prima di incontrare la cultura greca, che porta con sé conoscenze produttive e capacità commerciale. In questo percorso millenario si registra una parentesi critica nei quattro lustri del dopoguerra, che diventano lo spartiacque tra la tradizione agricola retaggio dei popoli antichi e lo scenario di rinascita e fermento imprenditoriale cui assistiamo oggi. Le cantine sociali che negli anni ‘70 svolsero il ruolo di attori sul territorio furono dismesse con il tempo alla fine degli anni ’90. Dal 2000 in poi, il terreno è diventato fertile per il settore vitivinicolo producendo le aggregazioni e le organizzazioni che hanno portato al riconoscimento della Dop e le sue attuali declinazioni organizzative.
Il disciplinare. La Dop Terre di Cosenza ha il merito di aver organizzato l’intero territorio provinciale sotto un’unica denominazione attraverso semplici regole per la produzione al fine di rendere più rigide e chiare le tecniche e le pratiche colturali, e ottenere così il meglio dai vigneti del territorio. A differenza dei disciplinari in vigore nei decenni precedenti, non si limita a fotografare e a mettere su carta le pratiche già esistenti, ma fissa dei parametri qualitativi più elevati per spronare i singoli viticoltori a essere ancora più selettivi e vincolati per la produzione. Rese basse, un sapiente impiego delle uve autoctone, la valorizzazione delle risorse genetiche del vigneto locale e un chiaro sistema di etichettatura, che possa aiutare il consumatore a distinguere con facilità i vari livelli qualitativi, sono i capisaldi del testo che compone la nuova denominazione. I vini della Dop Terre di Cosenza possono presentare diverse caratteristiche, sia in base alle uve utilizzate che alla zona di produzione. Si utilizza un sistema di etichettatura con una classificazione piramidale, che parte dai vini base fino a quelli che prendono il nome della singola vigna dalla quale provengono, introducendo per la prima volta in Calabria il concetto di “cru”.
Il segmento base: un tocco di contaminazione. Al segmento base delle Terre di Cosenza appartengono i vini, costituiti da almeno il 60% di Magliocco e il 40% di altri vitigni, in peso variabile fra altri autoctoni e internazionali. Questa scelta è legata a un periodo storico preciso: quello degli anni ’90, successivo allo “scandalo del metanolo” (episodio che ha determinato in tutta Italia una forzata e virtuosa presa di coscienza sulla vocazione qualitativa del vigneto Italia). Anche in Calabria si sono attivati investimenti nella viticoltura di qualità, orientata, in quel periodo, all’introduzione di vitigni internazionali quali Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay e pochi altri vitigni considerati miglioratori. Anche i vini bianchi del segmento base appartengono a questa filosofia produttiva figlia degli anni ’90: base del 60% di vitigni autoctoni, Greco bianco, Guarnaccia bianca, Pecorello, Mantonico e il restante 40% di altri vitigni. La denominazione prevede un secondo segmento base caratterizzato da prodotti che esprimono l’interazione dei diversi territori con alcuni specifici vitigni, che meglio vi si adattano.
Le sottozone. Terre di Cosenza è una nuova Dop, ma rappresenta un territorio con una storia produttiva e con aree che già esprimevano 7 denominazioni riconosciute che, insieme a più recenti esperienze, costituiscono le sette sottozone delle Terre di Cosenza. Nel contesto innovativo introdotto dal disciplinare delle Terre di Cosenza, il segmento relativo alle sottozone rappresenta, invece, la tradizione. Le regole per le produzioni delle sottozone rispettano gli uvaggi tramandati dalla storia e l’indicazione della sottozona in etichetta garantisce una continuità nell’identità del prodotto legato allo specifico territorio indicato.
POLLINO. Prende il nome dall’omonimo nome della catena montuosa, che con i suoi 2000 metri e oltre di altitudine, separa la Calabria dalla Basilicata. Alle pendici di questa straordinaria oasi ambientale e pedoclimatica, culla del raro Pino Loricato, nei terreni affacciati sul mar Jonio, le vigne ospitano, da secoli, la Lacrima nera (considerato sinonimo del Magliocco dolce) e il Greco nero. Tra i bianchi troviamo il Montonico, la Malvasia e la Guarnaccia bianca, che fanno da base al mosto del Moscato di Saracena (vedi box dedicato)
DONNICI. È il nome della frazione a sud della città di Cosenza, che da il nome al vino del capoluogo di provincia, prodotto con Magliocco Dolce e Greco nero. Fanno parte della sottozona anche altri piccoli Comuni del comprensorio collinare a sud di Cosenza, dove la coltivazione della vigna è tradizione antichissima, presente in tutte le famiglie. Fra le uve bianche sono da segnalare, oltre al Greco bianco e alla Malvasia, il Mantonico bianco.
VERBICARO. Area di antica tradizione viticola con epicentro Verbicaro che da il nome al vino di questa sottozona, che si estende nelle medie altitudini del massiccio del Pollino affacciato sul mar Tirreno. In parte coincide con l’area di coltivazione del Cedro, un frutto unico presente solo in quest’area, elemento che sottolinea le specificità ambientali di questa stretta striscia di terra tra il mare e la montagna.Qui il magliocco dolce è chiamato Guarnaccia nera ed è sempre in uvaggio con il “solito gregario”: il Greco nero.Per quanto riguarda le uve bianche, oltre alla Guarnaccia bianca e al Greco bianco, vi è una tradizione che riguarda la produzione dello Zibibbo, in parte vinificato, in parte destinato alla produzione dei cosiddetti panicelli, fagottini di foglie di cedro che racchiudono profumatissimi acini di uva passa.
ESARO. Esaro è il nome di un importante fiume che attraversa l’omonima vallata compresa fra il Pollino e la catena costiera, verso il mare Jonio. Il Magliocco è chiamato Guarnaccia nera e Lacrima. Comprende molti comuni di cultura Arbereshe, elemento che influisce anche sulle tecniche di produzione tramandate dalla stirpe degli albanesi italiani caratterizzate da vini realizzati con macerazioni brevi.
COLLINE DEL CRATI. Il fiume Crati attraversa quasi l’intero territorio della provincia di Cosenza, dalla Sila fino alla foce nei pressi della Piana di Sibari sullo Jonio.Le colline che dalla catena costiera e dai costoni della Sila degradano verso le rive del fiume, offrono paesaggi agricoli ordinati in cui si alternano seminativi, oliveti e vigneti. In quest’area coesistono vigneti antichi, concepiti con uvaggi autoctoni tradizionali e vigneti più recenti, di nuova generazione, in cui il Magliocco dolce, presente nei vini per un minimo del 70% è spesso accompagnato da uve internazionali.
CONDOLEO. Comprende il territorio del piccolissimo Comune di Mandatoriccio, affacciato sul mare Jonio. Lungo la costa jonica cosentina è collocato nella parte meridionale, più vicina al Crotonese, dalla quale subisce l’influenza in termini di stile produttivo e uvaggi, nei quali figurano il Gaglioppo e il Greco nero. Quest’ultimo è presente in prevalenza e caratterizzare i vini di questa specifica area.
SAN VITO DI LUZZI. È una delle ultime denominazione del territorio cosentino, riconosciuta nel 1995 e riguarda i vigneti del territorio di un solo comune: Luzzi, posto nella media Valle del Crati. Oltre al Magliocco, in quest’area si trova il Gaglioppo per i rossi nei bianchi il Greco bianco vinificato insieme allo Chardonnay.
Scheda tecnica
vino artigianale
ottimo rapporto qualità prezzo