Cantina Terre di Balbia

Nel petto del Sud, nel cuore del borgo medioevale di Altomonte in provincia di Cosenza, l’antica Balbia è risorta nei bicchieri. I vini prodotti in queste terre ancestrali furono decantati anche nei versi di Plinio Il Vecchio incantato da un nettare chiamato “balbino” che rievocava nel nome il divino.

L’azienda agricola si trova in località Montino, mezza collina, nel Comune di Altomonte, rinomato borgo medievale tra i più belli d’Italia, che nel periodo dell’antica Roma veniva chiamato “Balbia” da Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) per via del famoso vino “Balbino”. Il nome Altomonte è del XIV secolo ed è ricco di storia, dagli Angioini ai Ruffo di Calabria con i suoi vicoli medievali, il Castello feudale, il Complesso Monastico del XV, il Complesso Monastico del 1635 di S.Francesco di Paola, la Chiesa gotica-angioina di Santa Maria della Consolazione del ‘300, le opere di Simone Martini, Bernardo Daddi e della scuola di Giotto. La proprietà è circondata da boschi di quercia, uliveti, ficheti e da colture di granturco, grano, orzo e prati seminativi.  Alle spalle le vette del Pollino imbiancate fino a primavera inoltrata; di fronte il mare Jonio dell’antica Sibari. La biodiversità caratterizza magnificamente l’armonia di tutto quanto qui vegeta e vive. I vigneti dell’azienda sono intervallati da fasce di differenti essenze arboree i cui variegati sapori, profumi e colori, oltre a connotare le uve prodotte, costituiscono un perfetto habitat naturale per diverse specie animali. Nella parte più alta e asciutta, vegetano piante grasse con fiori dalla bellezza unica insieme a fico d’India, ciliegio, gelso, prugno, pero, melo, nespolo, susino, cachi, corbezzolo e giuggiolo, dei cui frutti si nutrono falchetti, merli, piche, tordi, passeri, pettirossi, cardellini ed altri volatili. Nella parte intermedia i colori cambiano per la presenza della ginestra gialla e  di altre piante come melograno,  noce, melo e pero selvatico, ciliegio selvatico. Nella parte bassa, divisa a metà tra l’uliveto e il vigneto, si gode la frescura di un piccolo invaso naturale, alimentato dalle acque che drenano da monte, in cui nuotano piccoli pesci e prolifera altra fauna acquatica. Il tutto circondato da un boschetto di querce , di piante spontanee come noccioli, ornielli, farnie, olmi, salici ed arbusti pungi-topo, bianco spino, asparago selvatico, alloro, rosmarino ed origano. Qui vivono e si nascondono volpi, istrici e lepri che alcune volte capita di trovare anche a sonnecchiare nel vigneto, sotto una pianta, magari dopo essersi ubriacati d’uva.

IL PASSATO. Il sogno delle Terre di Balbia nasce da una sfida lanciata al mercato nel 2001 da due imprenditori: Gianni Venica e Silvio Caputo. Gianni Venica, friulano Doc, titolare dell’azienda vitivinicola Venica&Venica, col vino nel sangue da due generazioni, e Silvio Caputo, calabrese purosangue, importatore di vini nell’assolata California, con i sapori del Sud nell’animo e il sogno americano durato diciassette anni stretto in pugno, si sono dati la mano alla fine degli anni Novanta scommettendo sulla Calabria. La prima vendemmia del 2001 vide nascere il Balbium e il Serramonte che immediatamente ebbero risultati al di sopra di ogni aspettativa tanto da guadagnarsi illustri recensioni da parte di esperti critici del settore.

IL PRESENTE. Nel 2014 è l’ingegnere cosentino Giuseppe Chiappetta, insieme al fratello Nicola ed ai figli Marco e Luca, a rilevare l’azienda e a ricalibrarne lo sviluppo. Da sempre appassionato di vini, l’ingegnere bruzio decide di raccogliere la sfida, investendo la sua passione per produrre un vino di qualità e puntando principalmente sui vitigni autoctoni Calabresi, per esaltarne tutte le loro potenzialità. Risulta determinante l’incontro con Gianfranco Fino, vignaiolo appassionato salentino, che accetta la nuova sfida condividendo il progetto e che quindi guida l’ammodernamento dei vigneti, suggerisce le tecniche colturali, segue la realizzazione della cantina, detta e controlla i processi e le tecniche di vinificazione.

IL PROGETTO. Sotto la cornice del cielo della migliore Calabria, si stendono i campi verdi delle “Terre di Balbia”, in cui maturano su circa otto ettari di terreno le preziose uve (magliocco, gaglioppo e merlot) e crescono gli ulivi, distesi in circa due ettari, arieggiati dalle brezze di mare che soffiano dalla piana di Sibari e dai venti di montagna che trasportano i profumi freschi della catena del Pollino. L’ammodernamento dei vigneti esistenti e la realizzazione dei nuovi impianti, mirano ad ottenere la migliore qualità dell’uva coltivata con il metodo biologico. La forma d’allevamento a cordone speronato esistente è stata trasformata a Guyot, mentre per i nuovi impianti è stata scelta l’antica forma tradizionale Calabrese: l’alberello, con alta densità d’impianto (circa 10.000 piante ad ettaro) ormai purtroppo in disuso ma che assicura una qualità ancora maggiore.La produzione biologica dell’uva è garantita da pratiche colturali esclusivamente preventive. Tutte le lavorazioni in vigna vengono fatte a mano e con l’aiuto di due piccoli trattorini cingolati, larghi appena m. 1.10, che limitano al minimo il costipamento del terreno. I vini sono prodotti esclusivamente con uve coltivate nell’azienda. In cantina la scelta delle relative attrezzature e tutte le naturali lavorazioni praticate, sono finalizzate a ottenere un vino “artigianale e di qualità”, in cui siano misurabili la presenza e le energie mentali e manuali dell’uomo.

I VINI. Se gustare un buon bicchiere significa condivisione e gioia, allora è:
- Fervore, un vino rosso che richiama uno stato d’animo intenso ed emozionale, come il nome che porta, come la passione di chi lo ha assistito con zelo nella vigna e curato nella cantina, per il territorio più bello al mondo da cui nasce e che si vuole maggiormente valorizzare.
- Ligrezza, un vino rosé che vuole dire “allegrezza, allegria” come la freschezza e la fragranza gioiosa che esprime; scoppiettante come i falò di ginestra che in segno di festa si bruciano nei nostri paesini l’8 Dicembre in onore della Madonna.
- Blandus, un vino rosso i cui aromi, profumi e sapori rendono “invitante e lusinghiero”, come il prestigio del suo vitigno che in questo territorio si esalta.


Territorio: Altomonte
Anno di fondazione: 2001
Ettari vitati: 15
Bottiglie prodotte: 5.000 l'anno
Filosofia aziendale: biologico certificato


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