Cantina Ippolito 1845

Scrivere qualcosa che non sia stato scritto su questo pezzo di storia calabrese non è semplice, la cantina calabrese Ippolito 1845 produce vino a Cirò da sempre, una famiglia che c'era quando è stato scritto il Decreto per la DOC arrivata poi nel 69. I vini prodotti in Calabria da Ippolito 1845 sono l'esempio più autentico di questo lembo di storia enologica, non solo per la qualità del gaglioppo portata nel bicchiere, ma anche una delle più interessanti dimostrazioni sulle potenzialità di questo vitigno unico al mondo.
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Tra la gamma dei vini della Cantina Ippolito 1845 troviamo molte versione di gaglioppo, da un base lavorato in acciaio e quindi fresco e piacevole nella beva, ad un CRU (l'unico in Calabria identificato tale da decenni) come il Ripe del Falco rosso che mostra come il gaglioppo sia un ragazzino anche dopo 10 anni, affina infatti 8 anni in acciaio e 2 in barrique, la versione più "anziana" di gaglioppo messa in commercio oggi. Per finire poi al 160 anni rosso, battezzato l'amarone del sud, realizzato con la tecnica del ripasso sulle bucce di gaglioppo appassito. Azienda diventata anche nota per il recupero del pecorello, vitigno bianco calabrese. Insomma la gamma è molto ampia, la storia è secolare, ci troviamo di fronte a persone che per la Calabria hanno fatto e continuano a fare davvero moltissimo.
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Perché scegliere i vini di Ippolito 1845?
La batteria dei vini prodotti dalla Cantina Ippolito 1845 consente all'appassionato, come detto sopra, di capire le potenzialità enormi del gaglioppo, degustando varie interpretazioni di questo vitigno molto molto interessante. Per quanto riguarda i bianchi e i rosati, nel bicchiere troverai sicuramente territorio, vini di carattere e mai anonimi o comuni, tanto "mare", freschezza, fiori, vini leggeri ma precisi e di ottima beva. Se stai cercando una cosa cosi vai sul sicuro. Clicca sul pulsante qui sotto e inizia a comprare online i vini rossi, bianchi e rosato prodotto in Calabria dalla Cantina Ippolito 1845.
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L'AZIENDA
1845. Era il 1845 quando Vincenzo Ippolito impresse le proprie iniziali sul casolare di campagna nella marina di Cirò tra vigneti, uliveti ed aranceti. In un’agricoltura molto variegata, la vite inizia ad avere un ruolo importante, benché il consumo del vino fosse prettamente locale.
Anni 20. Dopo la prima Guerra Mondiale, Don Vincenzo Ippolito, persona audace ed ambiziosa, riprese l’attività iniziata dal nonno, trovando nella viticoltura e nel territorio di Cirò, un progetto da coltivare e portare avanti con determinazione. Nasce così la prima cantina moderna a Cirò, con le vasche sotterranee in pietra utilizzate sia in vinificazione per i primi brevi rimontaggi, sia in fase di affinamento.
Anni 30. I continui viaggi e la voglia di migliorare, portano all’introduzione in cantina delle prime botti di castagno, di varie capacità, da 80 a 100 Hl. Sebbene il vino venduto fosse solo sfuso, il mercato comincia a crescere, il Cirò viene riconosciuto come vino di qualità, iniziano ad arrivare i primi contatti dal Nord Italia, in particolare dalle zone di produzione più rinomate.
Anni 40. Forte del successo del proprio vino non solo sul mercato calabrese ma anche fuori Regione, Don Vincenzo inizia, per primo in Calabria, ad imbottigliare il suo Cirò, valorizzando le uve dei propri vigneti ad alberello situati nelle zone più vocate: Feudo e Difesa piana.
Anni 50. Nascono le prime due etichette firmate Ippolito, un Cirò Rosso ed un Cirò Riserva, imbottigliato dopo ben dieci anni di affinamento nelle botti grandi di castagno. La bottiglia utilizzata per la Riserva era la deformata piemontese, tipica dei grandi Barolo dell’epoca ed ancora oggi utilizzata in azienda.
Anni 60. In vigna, sotto la guida dei fratelli Antonio e Salvatore Ippolito, iniziano i primi approcci ad un’agricoltura moderna, orientata alla meccanizzazione senza perdere di vista la qualità. Cominciano i primi avvicinamenti ai mercati esteri, Germania e Stati Uniti in primis. A Cirò nel 1969 viene redatto il primo disciplinare di produzione, individuando nel Gaglioppo e nel Greco Bianco i vitigni per ottenere il Cirò Rosso, Rosè e Bianco. L’azienda Ippolito è tra le maggiori artefici di questo passo epocale.
Anni 70. L’azienda raggiunge dimensioni rilevanti, si decide pertanto di ingrandire la cantina costruendo una nuova sala di imbottigliamento totalmente automatizzata, un sotterraneo per lo stoccaggio dei vini in vasca e in bottiglia, nuovi uffici ed un laboratorio per il controllo qualità. I 60 ettari della tenuta collinare del Mancuso, nel cuore della DOC, vengono trasformati a vigneti impiantando solo varietà autoctone: Gaglioppo e Greco Bianco.
Anni 80. Arrivano i primi importanti riconoscimenti nazionali ed esteri. Il mercato cresce e diventa sempre più esigente. Da qui la decisione di affiancare ai tre vini d’annata ed al Cirò Riserva di 10 anni, una nuova Riserva. Nasce il Colli del Mancuso Cirò Riserva: primo Cru di Calabria. È il 1989.
Anni 90. Un triste evento segna questi anni: la scomparsa prematura di uno dei due fratelli, Antonio. L’azienda si affida pertanto a pochi ma solidi clienti, cresce il canale della grande distribuzione, canale in cui l’azienda Ippolito consolida la propria posizione. In vigna si da il via ad un lavoro di selezione clonale del Gaglioppo, in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università di Bari.
Anni 00. Entra in azienda la quinta generazione. Nascono nuovi vini, vengono introdotte in cantina nuove tecnologie, viene costruita una barriccaia sotterranea di 2500 mq, reimpiantati nuovi vigneti. Obiettivo è la conquista di nuovi mercati e il consolidamento di quelli già esistenti, il mezzo è la ricerca della qualità in tutti i suoi valori.
Oggi. L’azienda vanta oggi 14 etichette presenti in 4 continenti. La valorizzazione dei propri vitigni autoctoni, la tutela del territorio, il rispetto delle tradizioni, della natura e delle sue biodiversità sono i punti cardini di una storia d’amore nata oltre 160 anni fa e destinata a durare ancora per molto tempo.
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1845. Era il 1845 quando Vincenzo Ippolito impresse le proprie iniziali sul casolare di campagna nella marina di Cirò tra vigneti, uliveti ed aranceti. In un’agricoltura molto variegata, la vite inizia ad avere un ruolo importante, benché il consumo del vino fosse prettamente locale.
Anni 20. Dopo la prima Guerra Mondiale, Don Vincenzo Ippolito, persona audace ed ambiziosa, riprese l’attività iniziata dal nonno, trovando nella viticoltura e nel territorio di Cirò, un progetto da coltivare e portare avanti con determinazione. Nasce così la prima cantina moderna a Cirò, con le vasche sotterranee in pietra utilizzate sia in vinificazione per i primi brevi rimontaggi, sia in fase di affinamento.
Anni 30. I continui viaggi e la voglia di migliorare, portano all’introduzione in cantina delle prime botti di castagno, di varie capacità, da 80 a 100 Hl. Sebbene il vino venduto fosse solo sfuso, il mercato comincia a crescere, il Cirò viene riconosciuto come vino di qualità, iniziano ad arrivare i primi contatti dal Nord Italia, in particolare dalle zone di produzione più rinomate.
Anni 40. Forte del successo del proprio vino non solo sul mercato calabrese ma anche fuori Regione, Don Vincenzo inizia, per primo in Calabria, ad imbottigliare il suo Cirò, valorizzando le uve dei propri vigneti ad alberello situati nelle zone più vocate: Feudo e Difesa piana.
Anni 50. Nascono le prime due etichette firmate Ippolito, un Cirò Rosso ed un Cirò Riserva, imbottigliato dopo ben dieci anni di affinamento nelle botti grandi di castagno. La bottiglia utilizzata per la Riserva era la deformata piemontese, tipica dei grandi Barolo dell’epoca ed ancora oggi utilizzata in azienda.
Anni 60. In vigna, sotto la guida dei fratelli Antonio e Salvatore Ippolito, iniziano i primi approcci ad un’agricoltura moderna, orientata alla meccanizzazione senza perdere di vista la qualità. Cominciano i primi avvicinamenti ai mercati esteri, Germania e Stati Uniti in primis. A Cirò nel 1969 viene redatto il primo disciplinare di produzione, individuando nel Gaglioppo e nel Greco Bianco i vitigni per ottenere il Cirò Rosso, Rosè e Bianco. L’azienda Ippolito è tra le maggiori artefici di questo passo epocale.
Anni 70. L’azienda raggiunge dimensioni rilevanti, si decide pertanto di ingrandire la cantina costruendo una nuova sala di imbottigliamento totalmente automatizzata, un sotterraneo per lo stoccaggio dei vini in vasca e in bottiglia, nuovi uffici ed un laboratorio per il controllo qualità. I 60 ettari della tenuta collinare del Mancuso, nel cuore della DOC, vengono trasformati a vigneti impiantando solo varietà autoctone: Gaglioppo e Greco Bianco.
Anni 80. Arrivano i primi importanti riconoscimenti nazionali ed esteri. Il mercato cresce e diventa sempre più esigente. Da qui la decisione di affiancare ai tre vini d’annata ed al Cirò Riserva di 10 anni, una nuova Riserva. Nasce il Colli del Mancuso Cirò Riserva: primo Cru di Calabria. È il 1989.
Anni 90. Un triste evento segna questi anni: la scomparsa prematura di uno dei due fratelli, Antonio. L’azienda si affida pertanto a pochi ma solidi clienti, cresce il canale della grande distribuzione, canale in cui l’azienda Ippolito consolida la propria posizione. In vigna si da il via ad un lavoro di selezione clonale del Gaglioppo, in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università di Bari.
Anni 00. Entra in azienda la quinta generazione. Nascono nuovi vini, vengono introdotte in cantina nuove tecnologie, viene costruita una barriccaia sotterranea di 2500 mq, reimpiantati nuovi vigneti. Obiettivo è la conquista di nuovi mercati e il consolidamento di quelli già esistenti, il mezzo è la ricerca della qualità in tutti i suoi valori.
Oggi. L’azienda vanta oggi 14 etichette presenti in 4 continenti. La valorizzazione dei propri vitigni autoctoni, la tutela del territorio, il rispetto delle tradizioni, della natura e delle sue biodiversità sono i punti cardini di una storia d’amore nata oltre 160 anni fa e destinata a durare ancora per molto tempo.
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Con oltre 160 anni di storia, la cantina Ippolito rappresenta una tra le più antica realtà vinicola oggi esistente in Calabria. Ubicata nel centro storico di Cirò Marina, cuore della viticoltura calabrese, l’azienda include una tenuta agricola di oltre 100 ettari, distribuiti tra dolci colline e soleggiate pianure a ridosso del mar Jonio, situati nella zona classica del Cirò. Da sempre la mission aziendale è il recupero e la valorizzazione dei vitigni autoctoni quali il Gaglioppo, il Greco Bianco, il Calabrese e in ultimo il Pecorello. Attraverso la costante ricerca, l’impiego di tecniche innovative, il diretto controllo di tutti i processi produttivi, l'azienda cerca nei suoi vini l’eleganza, l’esclusività e l’identità con il proprio territorio. Una sfida affascinante affrontata nel segno della qualità assoluta.
La superficie vitata dell’azienda è formata da tre tenute situate nel cuore della DOC Cirò: Mancuso, Feudo e Difesa Piana, per un’estensione complessiva di circa 100 ettari. Il sistema di allevamento adottato è prevalentemente il cordone speronato orizzontale, una piccola parte ad alberello alto. Al fine di ottenere una maggiore qualità delle uve, il sesto d’impianto presenta una densità di 5.600 piante per ettaro (mt 2,20 x 0,80) e le rese variano tra i 50 e gli 80 quintali ad ettaro, con una produzione per vite di 1-1,5 kg. Le più importanti operazioni in vigna sono svolte rigorosamente a mano. Le lavorazioni del terreno ridotte, per preservare fertilità e biodiversità del suolo.
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Approfondimenti
La storia del vino Cirò ha inizio nell'VIII secolo a.C. quando alcuni coloni giunti dalla Grecia approdarono sul litorale di Punta Alice e fondarono Krimisa. La sua origine è legata alla leggenda di Filottete il quale, al ritorno da Troia, consacrò le frecce donategli da Eracle nel santuario di Apollo Aleo. “Krimisa”è il nome che probabilmente deriva da quello di una colonia greca, Cremissa, dove sorgeva un importante tempio dedicato al dio del vino, Bacco. Si dice che il “Krimisa” (o Cremissa) fosse, nell’antichità, il “vino ufficiale” delle Olimpiadi. Dall'antichità ad oggi, il Vino Cirò ha sempre goduto fama di essere dotato di virtù terapeutiche. Infatti più di un medico garantiva che il Cirò è un "sicuro cordiale per chi vuole recuperare le forze dopo una lunga malattia" ed inoltre è "tonico opulento e maestoso per la vecchiaia umana che vuole coronarsi di verde ancora per anni". La storia del vino Ciro', risale quindi ai primi sbarchi dei coloni greci sulle coste Calabresi, ove rimasero talmente impressionati della fertilita' di questi vigneti che gli diedero il nome di "Enotria", "terra dove si coltiva la vite alta da terra" e questo nome venne poi esteso in tutta Italia. I greci seppero dare un grande valore a questi vigneti dicendo che un appezzamento di terra coltivata a vite valeva per sei volte un campo di cereali, infatti alcuni tipi di vite presenti sul suolo Calabrese e in qualche zona dell'Italia si presume siano di origine greca, come ad esempio il gaglioppo, il mantonico ed il greco bianco. Le due localita' Calabresi, Crotone e Sibari situate lungo la costa jonica avevano una particolare importanza dopo aver dato origine alla produzione del "Krimisa" antenato dell'attuale Ciro', che divento', il "Krimisa", il vino ufficiale dell' Olimpiade e probabilmente è stato il primo esempio di sponsor secondo l'attuale definizione. Lo stesso Milone di Crotone, vincitore di ben sei olimpiadi, pare fosse un grande estimatore di questo vino che per tradizione veniva offerto agli atleti che tornavano vincitori dalle gare olimpiche. La tradizione è stata riportata in auge alle Olimpiade di Città del Messico nel 1968 dove tutti gli atleti partecipanti hanno avuto la possibilità di gustare il Cirò come vino ufficiale, fra l'altro Cremissa era anche il nome della colonia greca, sede di un imponente tempio dedicato a Bacco, situata più o meno dove oggi c'è Cirò Marina. Talmente tanta era all'epoca, l'importanza della produzione del vino Ciro', che sembra addirittura fossero stati costruiti degli "enodotti" con tubi in terra cotta che partivano dalle colline di Sibari fino ad arrivare al porto dove il vino veniva direttamente imbarcato, per abbreviare cosi' tutte le operazioni di trasporto. Oggi il vino Ciro' viene esportato in tutto il mondo, conosciuto per le sue grandi qualità indiscusse e che finalmente oggi trova posto tra i migliori vini d'Italia del mondo.
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Territorio: Cirò Marina
Anno di fondazione: 1845
Ettari vitati: 110
Bottiglie prodotte: 1.000.000
Età media delle vigne: 30/40/50 anni
Filosofia aziendale: convenzionale
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Ettari vitati: 110
Bottiglie prodotte: 1.000.000
Età media delle vigne: 30/40/50 anni
Filosofia aziendale: convenzionale
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